Le fasce vegetazionali attraversate

di Ugo Pellini

Basta leggere con attenzione i nomi di alcune località attraversate o lambite dall’itinerario per dedurre l’esistenza in tempi lontani di alcuni tipi di essenze vegetali autoctone.
S.Giovanni di Querciola, Giandeto ad esempio ci indicano la pluricentenaria presenza di querce; Carpineti, Frassinedolo, Ginepreto quella di altre specie come il Carpino, il Frassino e il Ginepro, e andando più in alto Cerrè, Cinque Cerri ecc. testimoniano l’esistenza in quella zona di un particolare tipo di quercia: il Cerro.
Questi nomi inoltre ci insegnano che la distribuzione delle specie varia a seconda degli ambiti altitudinali, e che corrisponde grosso modo a condizioni climatiche omogenee.
Come del resto in tutta la provincia, le principali comunità vegetali fanno riferimento alle fasce collinare, montana e culminale e sono caratterizzate dalla presenza di un numero non elevato di specie in equilibrio con l’ambiente.
La forte pressione antropica, la diversificazione del suolo e la presenza di microclima particolare hanno fatto sì che nel nostro percorso siano presenti alcune comunità vegetali peculiari: quella che si insedia sui Gessi Messiniani, quella caratteristica delle Salse di Regnano, quella del Monte Valestra e quella dei Gessi Triassici dell’Alta val Secchia. Rimandiamo a pubblicazioni specializzate lo studio di quest’ultime comunità.

La fascia collinare

La fascia vegetazionale che si estende dai primi rilievi fino a 800-900 metri di altitudine, denominata “fascia collinare”, è contraddistinta dalla presenza di boschi di caducifoglie con prevalenza di querce.
La favorevole esposizione dei versanti e la limitata altitudine di questi rilievi determinano le condizioni di un clima temperato che consente popolamenti vegetali termofili. L’estensione dei querceti era senza dubbio ben più ampia dell’attuale; oggi infatti numerose aree sono disboscate o sostituite da prati di sfalcio e coltivi.
Sul fondo delle conche vallive caratterizzate da suoli profondi o sui versanti ombrosi si insediano i querceti mesofili, che esigono una moderata ma continua disponibilità idrica. In queste condizioni crescono Cerro, Roverella, Rovere,Acero oppio eViburno opalo. Sui suoli più petrosi e accidentati si insediano l’Orniello e il Carpino.
Sui suoli ed ambienti asciutti prevalgono i querceti xerofili con dominanza di Roverella; talvolta il bosco di Roverella è sostituito da boscaglie con arbusti di Citiso e Ginepro. In condizioni di particolare aridita si hanno cespuglieti radi a ginestre e praterie con piccoli alberi di Ginepro.
In particolari situazioni di rifugio tra le querce del bosco termofilo si ritrova una conifera, tipica dei climi freddi, presente nel nord-europa: il Pino Silvestre. Questa pianta si riconosce da tutti gli altri pini per la parte terminale della chioma piatta e per la posizione superiore del tronco con corteccia a squame di colore rosso ruggine.
Il Pino Silvestre che ha colonizzato le argille varicolori delle cave abbandonate nella valle del Tresinaro, assume nella nostra provincia particolare significato poichè si tratta di un relitto glaciale, essendo residuo di più estesi insediamenti dell’ultima glaciazione. Per le sue . grandi capacità di adattamento è riuscito a sopravvivere mantenendo una presenza continua fino ai giorni nostri. La presenza nel Reggiano è particolarmente significativa perchè costituisce la stazione più meridionale di tutta l’Italia.
Fin dall’epoca dei Romani l’uomo ha sostituito i boschi di querceto, mesofili e in parte i boschi di Faggio con il Castagno, soprattutto per servirsene come fonte di cibo. In realtà la pianta è autoctona, come dimostrano le ricerche compiute nelle torbiere dell’Appennino. Il mantenimento del castagneto si è risolto nell’allontanamento progressivo delle specie arboree ed arbustive del bosco naturale che tendono ad invadere le superficie tenute a Castagno. Infatti, se abbandonati, questi boschi artificiali regrediscono con il progressivo riaffermarsi dell’originario querceto.

La fascia montana

La fascia montana è situata oltre quella collinare e si estende dai 900 metri di altitudine fino ai 1600-1700 metri. La vegetazione in questa zona è alquanto omogenea poichè è dominata dal Faggio, albero deciduo dal portamento possente ed elegante. Questa specie tende a formare foreste dense e cupe e in genere sono poche le specie che riescono ad inserirsi. Le condizioni climatiche sono più marcatamente fresco-umide: il Faggio esige un clima di tipo oceanico con temperature comprese tra i 5° e i 12°C e precipitazioni annue di almeno 1000 millimetri, ben distribuite nei mesi.
Nelle localizzazioni più continentali consociato al Faggio è presente allo stato spontaneo l’Abete bianco in una di quelle foreste denominate abieti-faggete. Assai più diffuso nel nostro Appennino in epoche passate, I’Abete bianco si è poi rarefatto, dapprima per marcate modificazioni del regime pluviometrico a cui si è poi aggiunta l’opera dell’uomo, che lo ha tagliato per le grandi proporzioni.
Altro albero presente nelle faggete, soprattutto quelle più elevate, è il Sorbo degli uccellatori, mentre a quote inferiori si può trovare il Tiglio.
Ai boschi di Faggio si alternano anche formazioni erbacee a prato pascolo la cui origine è ancora una volta da ricollegare al disboscamento operato dall’uomo.

La fascia culminale

Oltre i 1600-1700 metri si estende la fascia culminale. Le condizioni climatiche (temperature, precipitazioni, irraggiamento e vento) assumono valori critici per gli organismi, non permettono lo sviluppo di una vegetazione arborea: scompaiono le piante e la copertura vegetale è formata da arbusti e da erbe.
In questa fascia, con clima tipicamente alpino, si possono ritrovare quelle formazioni vegetali giunte sull’Appennino con le glaciazioni e rimaste solo in corrispondenza delle vette più alte.
La copertura vegetale è rappresentata dal Vaccinieto o Brughiera a mirtilli, oggi estremamente frammentato e interrotto dalla tradizionale attività di pascolamento ovino e progressivamente trasformato in prateria a graminacee. Su questi cespugli costituiti da piante lignificate anche se molto basse, è possibile raccogliere i frutti (baggioli) molto saporiti del Mirtillo. Una ricca flora è associata a questi cespugli ed è costituita dalla Rosa pendulina, Hypericum richeri, Anemone narcisiflora, Polygonum bistorta, ecc.
Tra gli ambienti rupestri più difficili e inospitali per la vita vegetale, è possibile trovare specie di rara bellezza come l’Aster alpinus e la Silene acauilis.