Osservare e ascoltare la Natura

di Giorgio Malaguzzi 

Il cinguettio familiare delle passere sui tetti. Il rintocco delle campane dal campanile. Il gorgheggio prolungato del verzellino sull’antenna televisiva. Il latrato di un cane nel cortile e il guaito di un altro, oltre il muro. Il tubare sommesso dei colombi e quello insistito, sonoro, un po’ sgraziato, della tortora orientale dal collare. Lo scoppiettante “qua qua qua” delle femmine del germano reale che si alzano in volo dal Tresinaro.

Il vigoroso, scrosciante grappolo di note del fringuello sul ramo del corniolo. Il canto forte e flautato del merlo sul ciliegio selvatico e il suo irritato, sonorissimo “tioc-cioc”, quando, disturbato, si alza dalla siepe. Lo squillante “son qui-son qio-son qui” dlla cinciallegra che segnala la sua presenza fra i rami del carpino, cui fa eco il trillo della deliziosa, cerulea cinciarella. Il canto incessante dell’allodola librata a volo sul campo, “immobile” nel sole. Lo stridulo canto nuziale del grillo maschio, fra le erbe. Il gracchiare aspro delle cornacchie grigie. Il borbottio della fanghiglia delle salse, all’apice dei vulcanetti di Regnano.

I crescendo sublimi dell’usignolo nascosto nella penombra diurna della siepe o nella dolce notte primaverile. Il grido della poiana che inanella volteggio su volteggio, e sale sempre più, ad ali immobili, portata dalla calda corrente ascensionale. Il verso garrulo della ghiandaia in volo ritmato tra le roverelle.

Il fresco stormire delle fronde dei frassini, delle querce, dei noccioli e dei sambuchi. Il fruscio, nel bosco, del calpestio sulla lettiera di brune foglie cadute, denza di una vita silenziosa e nascosta. Il “ciff-ciaff, ciff-ciaff, ciff-ciaff” del minuscolo luì piccolo, sempre vicino, nel bosco, ma sempre invisibile. Lo squittio acuto dell’agile, simpatico scoiattolo.

Il garrire delle rondini nel cielo dei paesi e delle campagne. Lo scricchiolio del ghiaietto della strada bianca sotto le suole. I toni alti dell’abbaiare lontano della volpe. Il brillante gorgheggiare del curioso pettirosso. Il monotono, lugubre sospiro del gufo comune, appollaiato sul pino. L’urlo inquietante della civetta, piccola, difficile da scorgere sul tetto della vecchia casa. L’acuto latrato del capriolo lontano, nel cerreto. Il fresco, dolce scrosciare dell’acqua della fontana.

Il sibilo del vento sulle pareti vertiginose della Pietra. Il chiacchiericcio delle acque del Secchia che saltano fra i ciotoli al Pianello. Il rombo delle acque dell’Ozola, agli Schiocchi, e di quelle del Lavacchiello, che dalle dolci ondulazioni dei Prati di Sara si esibisce in uno spettacolare salto verso l’Ozola stesso. Il bramito dei cervi al loro rifugio tra i faggi. Il belato delle pecore, che, in gregge, ancora si incontrano sui pascoli. Il fischio nervoso della marmotta che echeggia sulle praterie più alte. Il raro, stridente “kiiia” della maestosa aquila reale, che dai suoi nidi sulle falesie della Pania di Corfino, visibile in lontananza, si degna, a volte, di concedersi all’ammirazione di chi si è arrampicato fino al crinale.