Reggio Emilia – Scandiano, ore 5 – km 20,5
Località attraversate: Reggio Emilia centro – Mauriziano – Parco Del Rodano – Canale di Secchia – La Giarola – Sabbione – Fellegara – Ca’ de Carolis – Scandiano
Dislivello: nullo
Questa prima tappa è ancora non definitiva (potrebbe subire cambiamenti), per ora non è segnata, e si può seguirla o usando le tracce gps oppure seguendo la descrizione molto dettagliata qui riportata, che stiamo completando.
Partiamo iniziando a camminare dal centro storico di Reggio Emilia. Il luogo simbolo per partire con il cammino è il Palazzo dei Musei, che custodisce la Collezione Spallanzani, proprio di fronte la Teatro Valli.
Da qui si esce dalla città seguendo un corridoio verde che è anche un progetto di valorizzazione del camminare in città promosso dall’amministrazione.
Percorrendo l’ampia piazza si attraversa via Crispi per entrare in piazza del Monte dal nome del palazzo del monte di pietà che troviamo di fronte.
Il percorso può proseguire sulla via Emilia San Pietro mentre il percorso di visita alla città storica ha un itinerario più lungo che attraversa la zona monumentale (vedi riquadro) entrambi i percorsi si ricongiungono in via Emilia san Pietro.
Percorso monumentale delle piazze di Reggio Emilia
Da piazza del Monte si prosegue tenendo via Corridoni passando davanti al Palazzo del Capitano del Popolo con i suoi caratteristici merletti e il pregevole loggiato marmoreo, si raggiunge in breve piazza Prampolini detta piazza Grande con a sinistra il Battistero dedicato a San Giovanni nella cui colonna di sinistra troviamo i segni scolpiti delle misure reggiane in epoca medioevali quali metri ufficiali per la misurazione delle stoffe al mercato.
Poco avanti il Duomo duecentesco dove spicca la torre ottagonale con la Madonna dorata, di fronte il Municipio quattrocentesco dove all’interno si trova la Sala del Tricolore, il luogo dove il 7 gennaio 1797 è nata la bandiera d’Italia (per questo Reggio Emilia è detta “città del Tricolore”) a fianco del Municipio svetta la torre del Bordello.
Si oltrepassa il portico a lato del municipio entrando in piazza Casotti, piccola e deliziosa con il suo grande portico, si prosegue e poco avanti è visibile un cartello che indica la sala dei Frati del Parolo, una confraternita di religiosi che nel medioevo si dedicava a sfamare i viandanti provenienti da lontano, si prosegue incrociando via dei due Gobbi, la si percorre e alla fine si raggiunge via Fornaciari, si svolta e destra e seguendo la strada si raggiunge l’insolita quanto originale Piazza Fontanesi dai caratteristici portici stretti e dai tigli che adornano la piazza.
Si prosegue a sinistra su via San Carlo con i bei palazzi quattrocenteschi, il primo dei quali con il portico alto detto “Palazzo dei mercanti del panno” ha nel capitello scolpito una forma apotromorfa di una ariete che simboleggia la decisione della potente congregazione dei mercanti di decidere il prezzo delle stoffe. Poco avanti si incrocia via Toschi si prende a sinistra per pochi metri per svoltare a destra in via Prevostura a ridosso della torre ottagonale di San Prospero dopo la quale si raggiunge la bella piazza San Prospero detta anche “Piazza Piccola” o “piazza dei Leoni” . I sei leoni in marmo veronese dominano la città e fanno da vedetta ai viandanti. La Basilica conserva un pregevole coro ligneo, la torre ottagonale originale e suggestiva contorna i bei portici e il retro del Duomo dalla caratteristica forma un po’ fantasiosa.
Si prosegue su via Franzoni e poco avanti si svolta a sinistra in via Calderini. Si raggiunge via Emilia san Pietro in prossimità della lapide dorata che ricorda la fondazione della città in epoca Romana. Si prosegue a destra in via Emilia San Pietro.
Raccordo dei due percorsi
Alla fine dei portici, oltrepassata viale Montegrappa l’itinerario tiene leggermente la destra e attraversa viale dei Mille sul passaggio pedonale per entrare in viale Matteotti. Si prosegue tenendo sulla sinistra il vecchio stadio Mirabello, a destra il parco Giacomo Matteotti che ospita il monumento alle vittime dello stadio Heysel la triste vicenda extrasportiva nel 1985 che ha visto perire il noto fotografo reggiano Claudio Zavaroni.
Più avanti, al passaggio pedonale, si attraversa viale Matteotti e si percorre via Sante Vicenzi entrando di seguito nell’area “Polveriera” caratterizzato da edifici militari dell’ Ottocento (qui si sta lavorando a un restauro a uso civile nell’ambito dei progetti di rigenerazione urbana. Oggi la Polveriera è uno spazio culturale con bar e sala convegni riunioni e mostre e ospita associazioni che operano nell’ambito delle attività umanitarie e di accoglienza).
Oltrepassato il parcheggio si prosegue nell’area verde in cui spicca un ottimo esempio di archeologia industriale, nell’area verde del parco della Polveriera.
Si percorre via Tondelli sbucando su via Melato . Si tiene al sinistra percorrendo via Melato camminando sull’ampio marciapiede. All’incrocio con viale Olimpia si attraversa alla strada e percorrendo viale Olimpia fino all’incrocio con via Luca da Reggio, si tiene la sinistra e si percorre la via fino all’incrocio con la via Emilia. Tenere la destra percorrendo il grande marciapiede /pista ciclabile e dopo 200 metri si svolta a destra in via Daria Malaguzzi la via dedicata alla madre di Ludovico Ariosto. Si percorrono 200 metri e svoltando a sinistra in via A. Bonacini si entra nel grande parco degli Ippocastani detto dai reggiani “Campo di Marte”. L’area verde è un ottimo polmone per la città molto frequentato dalle famiglie, al centro nella casetta di legno gestito dal circolo anziani si trova il bar dove è possibile richiedere uno spuntino e nei fine settimana il gnocco fritto.
Si prosegue nel viale ghiaiato pedonale circumnavigando il parco e al raggiungimento della ferrovia occorre per ora uscire dal parco (prossimamente è prevista la realizzazione di un sottopasso pedonale) entrando in via Caravaggio.
Percorrendola verso sinistra la strada porta al raggiungimento di via Papa Giovanni XXIII. Svoltando a sinistra si oltrepassa la ferrovia e subito a sinistra ancora si rientra nel proseguo di Campo di Marte che viene definito dai reggiani Campo di Marte 2.
Si percorre il parco nell’ampio marciapiede e tenendo la destra si prosegue oltrepassando i giochi per i bambini camminando sul marciapiede che piega verso destra raggiungendo via Don Sturzo, la si attraversa passando dentro a piazza Stranieri sotto al porticato all’interno di un area di case popolari immerse nel verde , un progetto edilizio eco compatibile, si avanza sempre diritti entrando in via Marchi e in seguito attraversando l’incrocio con via Galloni si entra in via Piaggia costeggiando il parco.
Il viale pedonale porta verso sinistra, e attraversa il parco del Quinzio entrando in via Gattalupa, si tiene la destra per 50 metri e si attraversa la strada entrando in via Caliceti; la si percorre per 100 metri seguendo la via che poi svolta a destra raggiungendo via P.e M. Curiè. Si attraversa la strada raggiungendo il parco ARE area di riequilibrio ecologico oggi area SIC:
questo tratto di percorso è notevolmente interessante poichè rappresenta un esperienza di ripiantumazione selvatica all’interno di un area urbana. Il parco oggi è una reale riforestazione che rappresenta una testimonianza di quella che era l’antica foresta planiziale che ricopriva la pianura padana. Oggi nel parco vi sono numerosi animali (scoiattoli e ghiri che hanno la tana negli alberi di pioppo, nocciolo e frassino, mentre non è raro vedere volteggiare la Poiana, il Gheppio, mentre verso sera si inizia a sentire il suono della Civetta e altri piccoli rapaci come l’Assiolo che stanno ripopolando la zona protetta, mentre il sottobosco regala fiori spontanei protetti come l’Orchis Purpurea, l’Orchis scimmia, la Cephalantera Demasonium e l’ Himatoglossum Irsutum.
Raggiunto l’incrocio delimitato dal palo rosso dei percorsi della cintura verde del comune di Reggio Emilia il percorso prosegue a destra mentre a sinistra vi è la deviazione per raggiungere il parco del Mauriziano.
Variante del Mauriziano
Proseguendo, dopo la bella radura tra siepi e piante ad alto fusto, si rasenta la rete di cinta della vigna didattica , un intervento di conservazione atto a valorizzare gli aspetti enologici della tradizione contadina; la vigna è attualmente la più antica esistente sul territorio ed è composta da piante di vite antica che hanno oltre 80 anni alcune delle quali scomparse nelle altre zone del territorio. nel ottica del recupero ai fini didattici la vigna è stata risistemata con la struttura di impianto a “Belussi” “Semibelussi ” a “piantata” e a “vite maritata” quest’ultima vede la connessione di piante di acero come tutori proprio come avveniva un tempo nella pianura emiliana; un pannello dall’altra parte della vigna sulla strada (via Lombroso) racconta nei dettagli il progetto. oggi la vigna è utilizzata dalle scuole del quartiere. I bambini delle classi elementari nella metà di settembre vendemmiano con l’aiuto degli asinelli e pigiano con i piedi nell ‘area didattica del Mauriziano per apprendere il procedimento della vinificazione.
Il sentiero prosegue e raggiunge via Lombroso, si svolta a sinistra e si procede per circa 300 metri fino all’incrocio con il ponte pedonale sul torrente Rodano.
Oltrepassato il ponticello si raggiunge l’area della fattoria di animazione ambientale del Mauriziano con il recinto degli asini, gli orti delle scuole e l’area coltivata assegnata alla comunità dei Burkinabe un progetto di inserimento sociale in cui la comunità di famiglie residenti in zona provenienti dal Burkina Faso coltivano gli orti dopo un percorso di formazione sulle tecniche di coltivazione.
All’entrata del parco vi è la fontana di acqua potabile.
I tre edifici che sorgono sono in ordine la casa colonica con il tipico porticato simbolo delle case coloniche reggiane dell’800, a fianco sorge il palazzo Vecchio una residenza aristocratica del 400 e più a destra, il Mauriziano, la casa di Ludovico Ariosto dove il poeta visse le sue estati nella città natale e compose opere quali l’Orlando Furioso.
Anello del parco del Mauriziano
Percorrendo il viale centrale in fronte all’entrata del Mauriziano e svoltando subito a sinistra si percorre un tratto tra i prati stabili detti “prati Polifiti” costituiti da numerose essenze erbacee che formano un biotopo tipico della pianura, questi prati costituiscono un ottimo foraggio per le vacche adibite alla produzione del latte per il parmigiano Reggiano.
Poco avanti il sentiero costeggia la sponda orografica destra del torrente Rodano; la vegetazione ripariale è ancora oggi un ecosistema ben conservato con numerose essenze autoctone di alberi e arbusti di ripa.
Più avanti il sentiero raggiunge la confluenza del Rio Ariolo nel Rodano.
L’Ariolo è un piccolo torrente che ha origine 5 km più a monte da una risorgiva naturale il cosiddetto “Fontanile” in questo luogo è possibile leggere nell’apposito pannello gli echi storici della battaglia di San Maurizio, tra le truppe austro napoletane e le truppe napoleoniche avvenuto nel 1796.
Il percorso avanza tenendo la sponda orografica destra dell’Ariolo e raggiunge il viale centrale, lo si oltrepassa e si prosegue affiancando sempre l’Ariolo tra vegetazione fitta; il piccolo sentiero raggiunge l’antica ghiacciaia oggi restaurata e passando sotto a un pergolato ritorna al punto di partenza nei pressi della fontana.
TRATTO BOSCO URBANO DEL MAURIZIANO – AZIENDA AGRICOLA IL TRALCIO
Il percorso prosegue diritto e esce dall’area di riequilibrio ecologico, raggiungendo via Lombroso, si svolta a destra in prossimità di via Gattalupa e la si percorre per circa 150 metri. Si svolta a sinistra in via Metastasio, poco avanti la via finisce e inizia il raccordo pedonale che porta al sentiero fluviale del torrente Rodano. Oltrepassato il sottopassaggio della tangenziale, con un breve tratto protetto da guardrail si lascia la strada passando sul ponte del Rodano e si entra nel sentiero immerso nella vegetazione. Poco avanti sulla destra è visibile l’immissione del Rio delle Acque Chiare nel torrente Rodano; il piccolo e limpido corso d’acqua si immette dalla sponda orografica sinistra, mentre il nostro itinerario prosegue sulla sponda destra tra ampi tratti di vegetazione ripariale.
L’itinerario prosegue sempre su una comoda carreggiata che si inoltra nella vegetazione in cui gli ambienti circostanti sono caratterizzati da siepi autoctone di Prugnolo (Prunux Spinosa), Biancospino (Ctrataegus Monogina) e Fusaggine (Euonymus Europeus) che spiccano tra le ramificazioni selvagge, mentre alberi di Pioppo (Popolus Nigra) Noce (Jungland Regia) e Robinia (Robinia Pseudoacacia) contornano con le loro fronde un ecosistema di notevole pregio.
In alcuni punti di osservazione corredati da capanni tra gli alberi è possibile osservare il volo della Poiana del Gheppio e numerosi uccelli tipici della campagna tra i quali spiccano i limicoli: Airone Bianco, Beccabuoi, Airone Cinerino e le splendide Cicogne che provengono dalla vicina colonia di Gavasseto a circa 2 km dal percorso in direzione Ovest.
Si raggiunge il bivio con il ponte del Rodano riconoscibile dal colore rosso, che rappresenta la variante per raggiungere l’agriturismo Acque Chiare, ottimo posto tappa con camere e servizio ristorazione.
Variante Acque Chiare
Oltrepassato il ponte sul Rodano il sentiero avanza tra i coltivi, nella curva a destra adiacente alla vegetazione di ripa è possibile nella stagione primaverile osservare una rara stazione di Tulipani spontanei (Tulipa Silvestrys), poco avanti la carreggiata raggiunge il bivio a destra che segnala l’entrata nelle coltivazioni del podere, proseguendo sulla stessa si raggiunge il ponticello d’entrata nel cortile dell’agriturismo.
Un breve allungamento del percorso vivamente consigliato può essere intrapreso continuando la carreggiata che raggiunge in breve la simpatica e originale cascatella del Rio Acque Chiare, che forma una insolita pozza/laghetto sfruttando una depressione del terreno, cosa piuttosto inusuale ma che forma un biotopo fresco in cui vegetazione e fauna si radunano in un luogo silente e selvaggio.
Numerosi sono i pesci (Cavedani) che sguazzano nella pozza nelle stagioni in cui l’acqua è abbondante; il ponticello sul rio rappresenta l’inizio e il ritorno del piccolo raccordo pedonale, un anello di circa 1 km che si aggira sulle due sponde del piccolo corso d’acqua. Interessante l’osservazione della vegetazione con un notevole esemplare di Gelso ( Morus Nigra) e piante da frutto spontanee (Prunus).
Si riprende il percorso proseguendo sul sentiero che continua a costeggiare il torrente Rodano, la traccia si fa più stretta e attraversa una zona in cui la vegetazione è più fitta, si raggiunge un sottopassaggio e nella risalita da questo si entra in un tratto stretto proprio sulla sponda del torrente.
Nell’uscita dal percorso si raggiunge l’ampia tratta che spazia sui coltivi e sulla alta pianura reggiana. A destra da notare la chiusa a sbarramento tipico della gestione delle acque e delle canalizzazioni di irrigazione; un usanza tipica di queste campagne con chiuse ad argano che erano gestite anticamente da appositi esperti nella deviazione delle acque . A seconda delle esigenze delle semine e dalle indicazioni dei contadini, il “Dugarolo” azionava alzando le chiuse e deviando le acque del Rodano riempendo i canali a cui i contadini stessi attingevano per l’irrigazione.
Si prosegue su un tratto a fondo ghiaiato che conduce do circa due km all’incrocio con via Anna Frank. Si gira a destra attraversando su asfalto il ponte sul Rodano e immediatamente dopo, alla fine del ponte si attraversa la strada e si prende la carreggiata che prosegue sulla sponda orografica sinistra del torrente, fiancheggiando a destra ampi campi a coltivo.
Alla fine del tratto si raggiunge un importante elemento storico: il Canale di Secchia una via d’acqua artificiale costruita dai romani per portare l’acqua del fiume Secchia (a circa 20 km da dove ci troviamo) dentro alla città di Reggio Emilia, il canale è stato utilizzato fino al 1800 , con piccole imbarcazioni i commercianti entravano nell’allora città murata per scaricare le merci.
Oggi il canale di Secchia è una presa d’acqua utilizzata per l’irrigazione ma conserva ancora il fascino di un antico manufatto tant’è che nel punto in cui il SSP deve attraversare il torrente si può notare ancora oggi l’antico ponte ad arco a tutto sesto in cui il canale passa sopra al Rodano nel punto in cui è sopraelevato e attraversa il torrente.
Nel caso in cui l’attraversamento del Rodano sia impervio potete attraversarlo utilizzando la passerella metallica della presa del canale di Secchia. In entrambi i casi il percorso prosegue sulla sponda del canale a fondo erboso.
Il percorso continua camminando sopraelevati di alcuni metri tra panorami sulla campagna sottostante e vegetazione.
In seguito a un lungo tratto di canale di Secchia si raggiunge la strada asfaltata (via del Bosco) in corrispondenza del ponte del Gazo, un luogo che ha visto svolgersi un importante battaglia nel passato. Si tiene la destra e si percorre la strada asfaltata, dopo circa 300 mt nella svolta a destra della strada possiamo notare un notevole esemplare di Farnia (Quercus Robur), il percorso prosegue sempre su asfalto, poco avanti in prossimità di una circa a destra della strada all’angolo di una vecchia casa colonica oggi disabitata occorre abbandonare via del Bosco e seguire a sinistra la carreggiata che oltrepassa il cancello arrugginito
L’itinerario prosegue tra i campi e le vigne entrando nella proprietà dell’azienda Il Tralcio.
Poco avanti il percorso raggiunge l’incrocio con la stradina aziendale.
TRATTO- IL TRALCIO – FELLEGARA
L’arrivo all’azienda agricola Il Tralcio è un immersione nella tipica azienda reggiana di produzione del vini tipici di uve lambrusche e Parmigiano Reggiano. Nei filari che affiancano il sentiero oltre alle uve tipiche per la produzione del Lambrusco vi è il recupero di un antichissimo vitigno di uva bianca: la Spergola. Una varietà molto rara che ha rischiato l’estinzione ma che oggi è recuperata grazie a un consorzio di viticoltori che ha rimesso in produzione un vitigno agreste, e che cresce solamente nel territorio circostante l’area che state attraversando.
Possiamo considerare la Spergola il vino simbolo del Sentiero Spallanzani. L’azienda partecipa anche al recupero della vacca di Razza Rossa Reggiana che anticamente veniva utilizzata per la produzione del latte. Una razza autoctona considerata la “mamma” del nobile formaggio. Oggi il Parmigiano Reggiano delle vacche Rosse è apprezzato sul mercato ed è certamente un’eccellenza. L’azienda agricola Il Tralcio è un punto info del SSP; potete chiedere assistenza e potete acquistare i prodotti tipici e i gadget dell’itinerario. (www.fanticini.it. info@fanticini.it 328 8484964)
Si esce dall’azienda il Tralcio utilizzando la vecchia strada militare che affianca campi alternati a siepi notevoli, i cui primi lievi contrafforti segnalano l’abbandono dell’ultima parte di pianura.
Oltrepassata la sbarra il percorso continua su fondo sterrato, a destra vi è il ristorante agreste “L’orto della Carmen” una piccola e graziosa locanda con ottima cucina di campagna e tradizionale con particolare attenzione all’utilizzo dei prodotti a km zero ( 0522856911).
Si prosegue, la strada diventa asfaltata, prosegue per circa 300 metri e raggiunge un incrocio dove la strada prende il nome di via Mabrazza. L’itinerario prosegue a destra, lasciando via Mabrazza e percorrendo via Sabatini; la stradina tipica delle vie di campagna attraversa campi e e coltivazioni alternati da fattorie, dopo circa 1 km si raggiunge l’agriturismo Il Brugnolo, suggestiva ospitalità in casa colonica tipica della campagna reggiana con camere confortevoli, appartamenti e uso cucina. L’agriturismo punto info del SSP ha un ottimo giardino e servizi per i viandanti, (338.6305271)
Oltrepassato l’agriturismo l’itinerario raggiunge un incrocio, si prosegue diritto ignorando la stradina destra e proseguendo su via Dei Brugnoli che continua ad attraversare panorami agresti, raggiunta una curva dove la strada prosegue vi è un bell’esemplare di Farnia (Quercus Robur) e poco avanti raggiunge un incrocio. Tenere la sinistra e percorrere via Cerlini in prossimità dell’abitato di Fellegara che si raggiunge poco dopo all’incrocio con la strada principale che attraversa longitudinalmente il paese . all’angolo della casa con il numero civico 65 in cui troviamo una curiosità: il piccolo slargo all’incrocio è dedicato a Augusto Daolio indimenticato artista della musica e delle parole leader del gruppo musicale “I Nomadi” (tra le tante canzoni ci piace ricordare “cammina cammina” ).
Si prosegue a sinistra e dopo circa 300 metri si svolta a destra imboccando via della Botte. Poco avanti ha inizio il percorso ciclo pedonale del Tresinaro.
Il percorso ciclopedonale, da mantenere fino all’abitato di Ca de Caroli, è semplice e intuitivo da seguire. Si prosegue lungo la sinistra orografica del torrente Tresinaro – che nasce più avanti sul SSP alle pendici del monte Fosola – fino ad arrivare al ponte di via del Cristo. Siamo a Scandiano, e da qui si può deviare verso il centro storico, che merita certamente una visita per la sua bella Rocca dei Boiardo e per la casa natale di Lazzaro Spallanzani, da dove il naturalista partiva per le sue escursioni scientifiche sull’Appennino.
Per proseguire direttamente verso Ventoso si attraversa il ponte di via del Cristo e si continua lungo il percorso ciclopedonale che per circa 100 metri corre ai margini della strada asfaltata e, all’altezza di una fontana pubblica, curva leggermente a destra portandosi sulla sponda del torrente. Continuare per circa un chilometro, poi il percorso prosegue dritto nel parco pubblico Antonino Caponnetto – segnalato da un cartello – in cui mantenere la stradina di destra sempre parallela al letto del torrente. Si passa sotto la via Pedemontana grazie a un sottopassaggio e, in poche centinaia di metri, si arriva alle prime case del borgo di Ca de Caroli. Si prosegue sempre dritto fino ad arrivare al ponte di via Resta e qui svoltare a sinistra, fino ad una piccola rotonda. Alla rotonda proseguire diritto – troverete un forno sulla sinistra davanti a voi – in via del Borgo, che attraversa il minuscolo e grazioso centro storico del paesino. Proseguire su via del Borgo – stradina di campagna asfaltata ma poco frequentata e con buon marciapiede sulla destra – per circa un chilometro fino ad arrivare al borgo di Ventoso. All’incrocio girare a destra in via Goti – vi troverete un grande parcheggio sulla vostra destra – oltrepassare un gruppo di case e imboccare via Colombaia sempre sulla vostra destra. Ed ecco, davanti a voi, sul lato sinistro della strada, lo storico cartello d’inizio del Sentiero Spallanzani! (che nel 1988 partiva da qui)